“Uno Mattina in Famiglia”: ospite un oncologo dell’Ospedale Santo Stefano di Prato

Nella settimana dedicata alla ricerca di AIRC il dottor Luca Malorni sarà ospite domenica 10 novembre del programma in diretta su RAI 1.

“Uno Mattina in Famiglia”: ospite un oncologo dell’Ospedale Santo Stefano di Prato
Pubblicato:
Aggiornato:

Domenica mattina il dottor Luca Malorni racconterà a "Uno Mattina in Famiglia” la sua esperienza di ricerca nel campo dei tumori alla mammella. Ha ottenuto un finanziamento triennale dalla Fondazione AIRC.

“Uno Mattina in Famiglia”: ospite un oncologo di Prato

Nella settimana dedicata alla ricerca di AIRC (Fondazione per la ricerca sul Cancro) il dottor Luca Malorni, coordinatore Unità di Ricerca Traslazionale in Oncologia dell’Ospedale Santo Stefano di Prato, (diretto dal dottor Angelo Di Leo) sarà ospite domenica 10 novembre del programma “Uno Mattina in Famiglia” in diretta su RAI 1 per raccontare del suo impegno profuso nel campo della ricerca per la cura del cancro al seno. L’iniziativa “I Giorni della Ricerca di AIRC”, dal 3 al 10 novembre, ha l’obiettivo di informare il pubblico, attraverso le principali testate giornalistiche (stampa, tv, radio e web ), sui progressi raggiunti dai ricercatori nell’ambito della prevenzione, della diagnosi e della cura del cancro.

Il dottor Malorni ne è un esempio. E’ coordinatore di un progetto di ricerca all’interno del bando “My First AIRC Grant”, finanziato per il triennio 2017-2019 da AIRC e finalizzato al supporto di giovani ricercatori (under 40) nel campo della ricerca oncologica per promuoverne l’indipendenza e la crescita.

L'obiettivo

Il progetto del dottor Malorni ha l’obiettivo di identificare marcatori di risposta ad una nuova classe di farmaci per il trattamento dei tumori della mammella cosiddetti “luminali” (cioè che esprimono i recettori ormonali e non esprimono l’oncoproteina HER2) che rappresentano il più frequente tipo di tumori della mammella. Tali farmaci sono definiti “inibitori di CDK4/6” e rappresentano un nuovo trattamento standard per questa patologia, in associazione alla terapia ormonale tradizionale. Nonostante la loro efficacia, alcune pazienti non hanno alcun beneficio dal trattamento. Ad oggi non è possibile identificare questa tipologia di pazienti in maniera preventiva e pertanto una parte di queste rischia di ricevere il farmaco inutilmente.

La squadra

Al centro il dottor Luca Malorni. Da sinistra: le dottoresse Ilenia Migliaccio, Martina Bonechi, Francesca Galardi, Cristina Guarducci e Francesca De Luca

Il progetto è stato sviluppato dal gruppo di ricerca guidato dal dottor Malorni formato interamente da giovani ricercatrici (le dottoresse Ilenia Migliaccio, Martina Bonechi, Francesca Galardi Francesca De Luca) con il supporto tecnico di Gloria Capaccioli ed il contributo della dottoressa Cristina Guarducci, che al momento sta svolgendo un periodo di specializzazione negli Stati Uniti. Il team ha utilizzato modelli di laboratorio per poter identificare quali siano i meccanismi molecolari che determinano la resistenza delle cellule di tumore al seno a questi farmaci. Lo studio ha permesso non solo di ottenere importanti risultati scientifici, ma ha anche contribuito a supportare fattivamente il gruppo di ricerca promuovendone la crescita e la capacità di proseguire in complesse attività.

Il progetto di ricerca

Lo studio è proseguito su campioni biologici di pazienti trattate con inibitori di CDK4/6 ed ha permesso di identificare alcuni biomarcatori promettenti. In particolare, l’utilizzo di un test che determina l’attività della timidina-chinasi 1 (un enzima chiave nella proliferazione tumorale) in un semplice campione di sangue si è dimostrato in grado di prevedere dopo sole 3 settimane di terapia quali fossero le pazienti che non avrebbero avuto un vantaggio dall’assunzione della terapia stessa. Altri biomarcatori identificati in questo progetto grazie al contributo dell’Unità di Bioinformatica dell’Ospedale di Prato guidata dal dottor Matteo Benelli sono due “firme geniche” (un insieme di geni, specificamente associati a note funzioni molecolari) che, misurate a livello del tessuto tumorale, sono in grado di identificare i casi resistenti al trattamento. Tutti questi biomarcatori sono per ora solo utilizzabili a scopo di ricerca e hanno bisogno di ulteriori studi, già attualmente in corso, per poter essere definitivamente confermati come utili per l’uso clinico.

GUARDA IL VIDEO: MATTEO SALVINI OGGI A FIRENZE

Seguici sui nostri canali