Roberta Romani, madre coraggio: «La mia battaglia per Anna Lisa»

E’ lei il nostro personaggio dell’anno, e a lei dedichiamo una pagina nel numero conclusivo del 2019: lo facciamo per molti e meritati motivi.

Roberta Romani, madre coraggio: «La mia battaglia per Anna Lisa»
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Se c’è una donna che da un dolore immenso, forse il peggiore da sopportare nell’esistenza, è riuscita a tirato fuori tutte le migliori energie per proseguire quella battaglia che la figlia non ha potuto vincere, questa è Roberta Romani.

Roberta Romani, madre coraggio

E’ lei il nostro personaggio dell’anno, e a lei dedichiamo una pagina nel numero conclusivo del 2019: lo facciamo per molti e meritati motivi.
E’ una mamma coraggio, una donna che ha fatto della prevenzione e della lotta al tumore al seno, «quella bestiaccia» che ha portato via la sua Anna Lisa Russo, nell’ottobre 2011, una vera ragione di vita. Oltre la sofferenza. Oltre la rabbia.
Un 2019 che più ricco di iniziative non si sarebbe potuto per lei e per l’associazione che porta il nome della figlia, Annastaccatolisa onlus, con l’obiettivo di sensibilizzare le donne all’autopalpazione (ma anche gli uomini, bene non scordarlo) alla raccolta di fondi per la ricerca.
L’ultima in tempo cronologico è stata una giornata, dieci giorni fa, a Buggiano, il paese dove «Anna Lisa ha vissuto i momenti più belli della sua vita – ha raccontato commossa la mamma Roberta (che venti anni fa perse anche l’altro figlio in un incidente sul lavoro, ndr) – ringrazio per il riconoscimento che il Comune di Buggiano ha voluto darmi, in questo momento Anna Lisa starà sorridendo».

La storia

Una figlia che si ammalò a fine 2008, decidendo di combattere il tumore a viso aperto. «Ha vissuto la malattia in modo incredibile, con il suo blog e poi con il libro, “Cancro, toglimi tutto ma non il sorriso”, divenuto un caso nazionale, grazie al quale Anna Lisa ha aiutato tantissime donne. Ha saputo dare speranza, coraggio e forza fino all’ultimo. Cancro è una parola che oggi non deve fare più paura, le cure oggi ci sono ma è necessaria la prevenzione».
Era il 4 ottobre 2011 e in quella camera dell’hospice di Livorno, dove era ormai ricoverata in cure palliative, Anna Lisa lasciava questa vita, la mamma e quel marito, Andrea, che aveva sposato appena due mesi prima proprio nella chiesa dell’ospedale, ben sapendo, entrambi, che il destino fosse segnato. «In quella camera, divenuta casa, hai accolto tutti con il tuo sorriso – ha scritto Roberta per la figlia – Da quella stanza ognuno usciva stupito dei doni ricevuti da te: la forza di non mollare, il coraggio di affrontare, la fiducia nella cura, la speranza nel domani. Ma lì sei rimasta tu, ed io con te, sempre e per sempre unite. La tua Mamy». Frasi che toccano il cuore.
Il teatro Buonalaprima ha ospitato sempre agli inizi di dicembre il primo spettacolo teatrale «A…come Annastaccatolisa», un pomeriggio dedicato a Anna Lisa. E non si contano ormai più le panchine rosa che in tutta la provincia sono spuntate, su impeto e impulso della…Mamy.

Le panchine

Montecatini Terme ha dedicato un parco ad Anna Lisa, oltre alla panchina e lo stesso ha fatto da poco Pescia, Ponte Buggianese, ma anche Prato, Agliana, Pienza, Marina di Vecchiano, ben due sono a Uzzano, altrettante a Buggiano, Larciano, Lamporecchio, Pieve a Nievole, dove è stata allestita anche una mostra di quadri dell’artista Laura Correggioli.

«E c’è stato un incremento incredibile di domande di panchine rosa (sono 22 ormai in Toscana) dalla provincia di Grosseto dove è arrivato il nostro messaggio di speranza», ha detto la signora Roberta nel ricordare quanto fatto solo nell’ultimo anno da un’associazione che continua a ottenere risorse per la ricerca contro il carcinoma mammario. «Con la rete delle panchine rosa ci occupiamo da tempo di raccogliere fondi per istituire borse di studio».

Un colore, il rosa, come simbolo della lotta contro il tumore al seno. «Come associazione puntiamo soprattutto a diffondere la cultura della prevenzione nel nostro territorio per ricordare che è sempre importante prendersi cura della propria salute». Solo ammirazione per una donna così forte e così determinata. Più forte di tutto. Anche del destino più cattivo.

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